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Che pensa uno straniero quando arriva a Roma

venerdì, marzo 02, 2007

nelle quali i nostri eroi si trovano a roma in una compagnia mutietnica di romani, cervetrani, crotonesi, modenesi, lisbonesi e parigini. Parte 1 di ???.

Il primo shock all’ingresso in italia lo riserva l’aeroplano, il portoghese esterrefatto al tipico applauso dell’atterraggio, perché gli italiani applaudono il pilota quando atterra. Nessuno sa il perché.

Poi c’è lo shock del traffico, e dei parcheggi. I nostri eroi impiegheranno qualche giorno ad ammetterlo, ma alla fine tutti converranno che il traffico di roma è superiore a budapest, parigi e lisbona. Sommate.

A riguardo, il lettore è invitato ad ascoltare “il traffico di roma” dei radici nel cemento, o al limite MFC dei pearl jam, che la leggenda vuole scritta da eddie vedder imbottigliato nel traffico capitolino. Il cantante è infatti un romano d’adozione e pare si sia sposato in campidoglio.

Campidoglio che tra l’altro rappresenta una meta turistica obbligatoria, insieme all’ara coeli, anche perché permette di vedere fori imperiali e colosseo dall’alto. Nei fori si può poi entrare liberamente, ma l’ingresso al colosseo, dove non c’è niente, costa ben undici euri, che farete meglio ad investire in vino.

Quello che non costa molto è il caffè. Ah che bello o cafè pure incarcere o sanno fa.. peccato che in italia non si può fumare nei locali pubblici, per cui, nelle parole di C. è assurdo, avete il caffé buonissimo e non potete fumarvi la sigaretta subito dopo, è come farsi una gran trombata ed esser lasciati a piedi sul più bello. Tutti concordiamo che è una legge giusta, ma che palle. A proposito di caffé, il portoghese scopre il borghetti e sviluppa una dipendenza istantanea.

Roma, aldilà dei caffè, è stupenda, e il francese decide di trovare una casa ed una moglie lì dopo mezza giornata in giro. Si aspettava di trovare il colosseo e qualche rudere, non un enorme museo a cielo aperto. Difficoltà degli italici nel capire se rudere e rovina sono concetti differenti.

La visita obbligatoria a San Pietro ha l’effetto terribile di ingenerare un paragone con la basilica di Santo Stefano a budapest. Quest’ultima è una bella chiesa. San Pietro è semplicemente impressionante.

L’interazione con i romani si rivela semplice: al centro quasi tutti parlano un po’ di inglese, mente il portoghese ha tempo di esercitarsi nell’italiano, imparando la frase chiave “Aoh, portace cinque arrosticini per uno, tre bruschette sarsiccia e mascarpone e facce pure ‘n giro de birre”. Chi fosse stato al Laboratorio 13 sa di cosa parlo, chi non c’è stato lo faccia.

Il francese sviluppa invece una dipendenza da supplì che sfocia in “Sei in grado di cucinarli? Come si fa? Per favore..”. Rimane affascinato anche dal quajaro, e nota la presenza della classica foto di alberto sordi che mangia gli spaghetti. Ah, di nuovo la foto di quel tipo. Certo, per gli italiani è importante, ma sembra che all’estero non lo conosca nessuno, così come non conoscono manfredi e tognazzi, si bloccano a mastroianni.

D’altronde sembrano ignorare anche canova, bernini e borromini, sebbene sgranino gli occhi quando dici “michelangelo”. Temo di fare lo stesso anche io con le culture straniere.

via: http://riffraff.blogsome.com

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posted by urbanohumano, 6:02 AM

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